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piuma, aveva ceduto sotto il suo corpo formando una nicchietta calda nella quale la fanciulla affondava con delizia. Stava voltata di fianco, colle mani raccolte sul petto, i ginocchi un po’ rialzati, la testa abbandonata sul guanciale basso e guardava.

Non vi era nulla di speciale in quella camera; ma per Teresina tutto era nuovo, incominciando dal letto fino alla catinella di una bella terraglia a fiori azzurri. Sulle pareti, quattro quadrettini modesti rappresentavano le avventure di Telemaco; Venere che conduce Amore nell’isola di Calipso vi era dipinta con un vestito rosa, fatto alla vierge è con maniche a sabot. Teresina non pensò se quell’acconciatura andasse o no d’accordo colle tradizioni classiche; vedeva quella bella signora vestita di rosa in mezzo a tante altre vestite di bianco e il giovane Telemaco fra esse; nè le parve che la scena fosse antipatica, tutt’altro.

A casa sua, proprio dirimpetto al letto, aveva una santa Lucia cogli occhi sul piatto: il confronto era tutto a vantaggio delle avventure di Telemaco.

Un leggero fruscìo accanto all’uscio le trasse un grido. La zia Rosa entrò, serena, calma, con una tazzetta di caffè fra le mani.

La vergogna di essere stata sorpresa a letto fece balbettare a Teresina una grande quantità di scuse; ma la zia le arrestò subito, sorridendo, dicendo che alla sua età si dorme volontieri e che