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il capo, intanto che colle mani si palpava le ginocchia.

Teresina, con uno slancio di bontà, gli gettò le braccia al collo, e baciandolo, a caso, incontrò le labbra gelide del vecchio; subito si ritrasse, ma egli gettò un lieve grido di piacere, guardandola cogli occhi luccicanti, ringraziandola; finchè un sordo richiamo del suo male gli fece riportar le mani ai ginocchi, crollando il capo.

— Ho fatto bene a condurla? — chiese la zia Rosa, a voce bassa.

Accennò di sì.

— Prospero è in buona salute; così pure sua moglie e tutti i figli. Mi hanno detto di salutarti.

Nuovo accenno del capo.

— Questa poverina non ha mai veduto nulla, fa una vita da vecchia in casa sua; sai le idee di Prospero.

Il vecchione sollevò il capo, improvvisamente, chiedendo:

— Quanti anni ha?

— Sedici compiuti.

Quelle parole: sedici anni, si fermarono nell’aria, come sospese sulla testa dei due conjugi, che si guardarono un momento, colpiti dalle stesse riflessioni.

La zia Rosa, sospirò, placidamente, colle mani abbandonate sul grembo. Suo marito fece una