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zia nel mentre che, avendo trovato uno spillo, se ne appuntava metodicamente la mantiglia.

La strada in quel punto era piuttosto stretta; il sediolo, correndo all’impazzata, urtò una ruota della carrozzella, frantumando uno dei raggi che volò lontano.

Il vetturino fermò subito il suo equipaggio e bestemmiando scese ad esaminare i danni, intanto che la zia Rosa, calma e sorridente esortava Teresina a non aver paura.

— Non è nulla — disse il vetturino — ma poteva ben essere peggio.

Anche il sediolo si era fermato. Chi lo guidava, un giovinotto bruno, scese premurosamente e venne ad informarsi se le signore si erano spaventate.

Le signore non si erano spaventate.

Allora il giovinotto diede qualche cosa al vetturino per compenso della ruota, risalì sul sediolo, toccando lievemente il cappello ripartì di trotto.

— Giovani spensierati! — concluse la zia Rosa.

— Quello poi è il più spensierato di tutti — replicò il vetturino.

— Lo conoscete?

— E come non conoscerlo? Lo si incontra dappertutto; oggi qui, domani a Mantova; la mattina in sediolo per le campagne, la sera a Parma od a Cremona, È l’Orlandi.