Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 66 — |
lavano così allegramente le molle sconquassate della carrozzella — per lei e per sua zia.
Sentiva una riconoscenza infinita verso Dio, uno slancio d’amore verso la natura e verso i suoi simili. Come tutto era bello al mondo! Come tutti erano buoni!
Si interessò ai paeselli, alle casupole sparse nei campi. Là certo abitavano famigliuole tranquille, babbi e mamme amorose e fanciulli felici.
Che belle corse lungo le siepi! Che cantare allegro nei prati, di sera, quando volano le lucciole! Intanto era tutto uno splendore; tutto sfolgorava sotto i raggi del sole. Lo stradone giallo, liscio, serpeggiante, si perdeva in mezzo alle campagne grasse, di un verde intenso; per tutta la pianura non si vedeva che verde; il verde uniforme del fieno maggengo; il verde vario degli olmi e dei noci, il verde pallido dei salici; e al di sopra, più alto, frastagliato sul cielo, il tremolìo cangiante dei pioppi.
— Zia, c’è ancora molto?
— Un po’!
Ella pensava come sarebbe stato contento Carlino se avesse potuto trovarsi al suo posto; e nella incorrotta bontà del cuore ebbe quasi un rimorso della sua gioia; ma poi si consolò promettendo a sè stessa di portare al fratello un usignolo svezzato, che ne aveva tanto desiderio,
— Vi sono usignuoli, nevvero, a Marcaria?