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La signora Soave, colla bambina in collo, le accompagnò alla carrozza che aspettava nella via.

— Addio mamma; tornerò presto.

— Sì, non ci pensare.

— L’abito bianco di Ida, se ti occorre, è nell’ultimo tiretto del mio cassettone.

— Sì, sì.

— Ti scriverò, mamma.

La signora Soave non potè più rispondere; appoggiata allo stipite della porta, si riparava colle manine gialle un raggio di sole; ma dietro le mani gli occhi opachi luccicavano.

— Come ti vuol bene la mamma! — sussurrò la zia Rosa.

— Oh! sì, sì, mi vuol bene.

Così confermò Teresina, giubilante, prendendo il suo posto nella carrozzella, tanto felice come se avesse salito i gradini di un trono; e nella ebbrezza che la dominava sollevò gli occhi, vide alla finestra la vecchia Tisbe, e la salutò con un inchino sperticato.

Carlino, canzonandola, le disse all’orecchio:

— Sembri la maggiore delle Portalupi, quando saluta il sotto-prefetto.

Teresina rise.

Alle prime ondulazioni della carrozza, quando il cavallo si mosse, Teresina sentì battere il cuore, come se tutta la sua vita cambiasse in quel punto. Mandò un altro bacio alla mamma, sbirciando la