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La voce interna della giovinezza non parlava ancora all’anima tranquilla. Teresina era calma e casta. Appena un sollevamento insensibile del petto, in certi momenti, un languore nella pupilla accennavano il leggero fermento che si formava a sua insaputa. Guardava allora più intensamente il velo bianco che le stava davanti, e le alte muraglie e il cielo con una fissità prolungata e distratta che le faceva intravedere lontani orizzonti, indeterminati.

Venne dicembre, colle sue feste, col movimento gaio della casa, colle solenni funzioni religiose; dicembre, il mese dei fanciulli, in cui le due gemelle acquistarono una puppattola nuova, che Carlino si incaricò subito di rompere, sotto pretesto di migliorarla. In dicembre pure, Ida, la piccina, fece mostra del suo primo dente.

Gennaio spazzò la neve. Il sole brillava, ma il freddo era più vivo che mai. Il signor Caccia avvertì che bisognava economizzare la legna, se si voleva giungere alla fine dell’inverno.

In casa Portalupi c’era un movimento insolito. Le tre signorine andavano ai balli di casa Arese, una volta ogni quindici giorni; e grande era l’andirivieni delle cassette, delle scatole della piccola sarta che correva a provare e riprovare; mentre la sarta principale, da Cremona, faceva certe spedizioni misteriose, a grande velocità, e mandava pacchi di campioni.