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Varisi, lo zoppo aveva le sue entrate libere; forniva la dispensa dei signori Portalupi, marito e moglie, ricconi, con tre ragazze da marito; e serviva la vecchia Tisbe, una cameriera in ritiro, alla quale i Portalupi avevano ceduto due camerette al secondo piano.

Niente da fare con don Giovanni Boccabadati, don Giovanni di nome e di fatto, la cui vita misteriosa ed equivoca lo additava alla curiosità delle donne e all’invidia degli uomini.

Nella casa dove egli viveva, solo, con un vecchio servitore, si vedevano qualche volta entrare ed uscire ombre femminili, sulle quali la vecchia Tisbe appuntava invano i suoi occhiali, e che le tre ragazze Portalupi guardavano sdegnosamente, mordendosi le labbra.

Fra la casa Boccabadati e quella del pretore, stavano i Caccia; e anche lì lo zoppo fece una breve sosta, poiché la signora Soave, udendolo passare, aveva detto a Teresina: — Compera un paio di pere per le gemelle.

Teresina, mezzo assonnata ancora, tirandosi su i capelli colle mani, aveva mandato la serva sulla porta, e lei erasi messa alla finestra, guardando Caramella che sceglieva le pere, delicatamente, e le poneva sulla bilancia — belle pere piccoline e dolci, dalla buccia liscia, che si era indorata cuocendo, e che fumavano ancora in un bagno di brodetto denso.