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Caramella si fece sulla soglia, colle mani in tasca. La tabaccaia gli venne presso, con una faccia misteriosa, sorridendo in pelle in pelle.
— Voi che andate in casa Portalupi non sapete niente?
— Di che?
— Della seconda... dicono le faccia la corte il sottoprefetto.
— Crederci!
Lo zoppo non disse altro. Abbrancò la carriola, lentamente, col muso per aria, l’occhio intento alle finestre.
La tabaccaia lo vide allontanarsi, e lo seguì collo sguardo distratto, pensando a tutt’altro, finché un nuovo avventore la fece rientrare nella sua botteguccia.
— Oh le belle pere!... pere!... pere!...
Al palazzo Varisi, Caramella non guardò neppure; e non guardò la casa attigua, dove stava la Calliope, quella stramba, nemica degli uomini, a cui faceva gli sberleffi come un monello, dietro le ferriate del piano terreno.
Si fermò invece dirimpetto all’abitazione del pretore, e bussò alla porta, come uomo sicuro. Là difatti gli comperavano sempre le sue pere, perché il pretore aveva sei o sette marmocchi da mandar a scuola, e le pere cotte fanno bene ai bambini.
Anche nel palazzo Portalupi, l’emulo del palazzo