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molle, lungo il fiume cintato da malinconici boschi, che novembre sfrondava.

Caramella, lo zoppo, che abitava in principio del paese, dove ci aveva l'ortaglia, incominciava il suo giro mattutino, spingendo avanti la carriola carica di mele cotte e di pere.

— Oh! le belle pere... pere... pere!

La via di San Francesco era affatto spopolata, tutte le case silenziose, un vapore grigio nell'aria, ancora qualche cosa di tenebroso e di addormentato.

Caramella si fermò dal tabaccaio, abbandonando la carriola sul marciapiede, ed entrò a bere un bicchierino di grappa.

— Vuol venir presto l'inverno — disse la tabaccaia, alzandosi sulla punta dei piedi, per togliere dalla scansia la bottiglia.

Il fruttaiolo non rispose subito, intento ad assicurare i calzoni intorno alle reni. Prese poi il bicchierino in sul vassoio di latta, e lo tracannò d'un colpo, spalancando la bocca e facendo poi scoppiettare la lingua.

— Ma! — disse allora — il peggiore di tutti gli inverni, è quello che ci sentiamo sulle spalle.

Diede un'occhiata, fuori, alla carriola e un'altra al cielo bigio.

— Mele per la vostra bambina non ne volete?

— Oggi no; la tengo a letto, che la voglio purgare.