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Ma anche da questa parte Teresina si mostrò invulnerabile. Un sorriso serio, profondamente malinconico, era la sua risposta a tutto ed a tutti.

Passarono due mesi.

Negli ultimi giorni dell'anno ricevette una lettera di Egidio. Egli era ammalato, povero, senza aiuto alcuno. Le scriveva come un figlio scriverebbe alla madre, con una fede illimitata.

Teresa fece molte riflessioni su quella lettera, molte meditazioni, e per tutta la notte non dormì; e il giorno dopo tornò a riflettere e a meditare.

La pretora, non vedendola, venne a prendere sue nuove. La trovò in camera, circondata da abiti, da oggetti di biancheria gettati alla rinfusa su per i mobili, con una valigia in terra, aperta.

— Che cosa vedo? Ti decidi finalmente ad andare dai Luminelli?

Teresa non rispose subito. Era molto preoccupata; ma dopo un momento, prese le mani dell’amica e parlando piano, con una gravità pensierosa:

— Egli mi ha scritto.

La pretora non comprese subito. Da sei o sette mesi non era stato pronunciato, fra loro, il nome di Orlandi. Non nascose quindi la sua meraviglia, al contrario l’accentuò:

— Ti ha scritto ancora? Che vuole?