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Diceva che le tanagliavano il petto, questa era la sua espressione.
Tutti i calmanti riuscivano vani; li respingeva ella stessa, con orrore, lagnandosi che tutti la facessero soffrire, gesticolando colle braccia per allontanare le persone che la circondavano, accusandole di toglierle l’aria.
Durante questa crisi la sua fronte si imperlava di sudore, batteva i denti; le mani e i piedi le diventavano diacci. Se la convulsione era forte, sopravveniva il delirio accompagnato da scosse nervose, da urli, da lamenti fiochi, da gemiti così strazianti che pareva in fin di vita.
Dovevano allora coricarla sul letto, nel silenzio piú assoluto, finché l’accesso fosse passato, e cadeva