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— Nei teatri, prima, poi alla redazione del giornale. Faccio la cronaca. Non mi piace questo mestiere, io vagheggio la critica d'arte...

Gli trapelava nella voce un’amarezza, come uno scoramento di persona avvilita.

— E non puoi farla?

— No... no... sono cose che tu non capisci.

Teresina abbassò il capo, nell’umiltà della propria ignoranza, nello sconforto di non poter dividere tutti i pensieri e tutti i dolori di lui. Le balenò un istante l'immagine della bella signora dalle forme opulenti, vestita da Diana: ma non ebbe il coraggio di parlarne in quel momento.

Le succedeva sempre così. Delle mille cose che voleva dirgli, non riusciva mai a dirne una, dominata da una suggezione bizzarra e assorbita tutta nel rapimento di contemplarlo.

I dolori, le smanie, le lotte, le gelosie, le risoluzioni prese e lasciate, le estasi convulse, le malinconie isteriche, tutta la sua gioventù, la sua bellezza, la sua vita che se ne andava in quella lenta fiamma d’amore, non le suggerivano una sola parola. Gli stava accanto immobile, cogli occhi fissi, come un cane fedele davanti al suo padrone.

— Ti aspetteranno a casa...

— Oh! ancora un minuto...

Pensò se avesse qualcos’altro a dirgli; non trovò nulla. Ella avrebbe voluto sapere di lui, della sua vita, avrebbe voluto che lui parlasse, ma non osava