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— Dopo tutto — istigava ancora l’amica — anche per Orlandi gli anni passano. Luzzi, che è stato a Milano uno di questi giorni, lo ha veduto, e dice che non è piú quel bel giovane d’una volta.
Ma sembrava che tutto quanto si faceva intorno a lei per distoglierla da Orlandi, non ottenesse altro scopo che quello di farglielo amare maggiormente. Teresina pensò che egli pure soffriva, che era solo, senza famiglia, senza amore, e gli scrisse una lettera lunga, riboccante d'affetto. Come desiderava vederlo! Era già quasi un anno e mezzo che non s’erano stretti al cuore. Quando sarebbe venuto a trovarla?
Nella vita febbrile di Egidio, nelle lotte aspre, violente ch’egli doveva sostenere ogni giorno, in quella corsa affannosa dietro il successo, non mancavano le ore di scoraggiamento, di malinconia atroce. Si trovava a mezzo cammino, colla gioventù dietro le spalle, perduti i piú begli anni, svanite le forti illusioni; non avendo ricavato nessun partito né dal suo ingegno, né dalla sua bellezza, né dalla sua salute. Gli amici dicevano fra loro: Come mai Orlandi non si è ancora creata una posizione? Uno che lo conosceva bene, lo definì con due parole: Orlandi non ha la costanza del lavoratore e non ha la furberia dello scroccone; è un uomo mancato.
E quest’uomo, cui la fortuna aveva sorriso mendacemente prodigandogli tutti i suoi doni, conservava