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ragazza; per conseguenza l’amore dell’uno non può essere uguale all’amore dell’altra.

S’accorgeva anche di una crescente compassione per lei, nelle persone buone; compassione che i maligni rivestivano di una ironia piccante.

Frequenti allusioni alle fanciulle che invecchiano in casa, prive d’amore, la ferivano acutamente.

Forse ch’ella non amava? Forse che non era amata? Ma che cos’era dunque quel mistero che le sfuggiva continuamente, sul quale sembrava concentrarsi l'attenzione di tutti? Quale catena, quale segreto accordo legava insieme uomini e donne, per cui si intendevano con un monosillabo, con un’occhiata? L’amore? Ma ella amava. Si poteva amar di piú?

Arrestandosi a questa riflessione, un rossore tardivo le saliva alle guancie. Non era piú il rossore invadente dei quindici anni; era un riflesso che dava appena un po’ di tepore alla pelle, per cui tornava subito pallida come prima.

E pensava: “No, non è possibile. Qualunque cosa ci possa essere, non potrebbe farmi piú felice di quanto lo fui, stretta nelle sue braccia, in quel mattino... Egli era allora tutto mio”.

Tentava qualche volta di prendere una rivincita su quelle arie di protezione sprezzante; e rispondeva con alterigia, o non rispondeva affatto. Una volta la pretora le disse: — Non fare così; diranno che inacidisci come una zitellona —. A tali parole Teresina,