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le facevano trovare piú dolce il tepore dell’amplesso.
Una parola di Egidio la turbò.
— Dunque vieni?
— Sai, non posso! — gli rispose colle lagrime agli occhi, serrandogli la mano disperatamente.
— E allora che vuoi che facciamo?
— Aspetto.
Era la sua forza, la sua fede. Non sapeva nemmeno lei che cosa aspettasse; l’incerto, l'ignoto, un miracolo forse. Ma Orlandi non la intendeva così.
— Cara, la gioventù passa presto; sono già sei anni che ci amiamo inutilmente.
Teresina non comprese l’accento scorato del giovane. Perché diceva che si amavano inutilmente? L’amore è sempre amore, pensava, quando si ama, si spera. Ella viveva pure con quel tenue filo di felicità; perché a lui non bastava?
Le venne in mente di domandargli se intendesse di continuare per tutta la vita a scrivere articoli di giornali; ma questo discorso noioso le avrebbe portato via tanti baci; e poi voleva ascoltare da lui altre parole: mio tesoro, mia vita, cara la mia Teresa. Tutto ciò era importante; il resto sfumava, si perdeva in una nebbia lontana di fatalismo.
Nella monotonia della sua vita, dove il pensiero solo metteva una nota ridente, questi erano i momenti di vera felicità. Si sentiva donna, si