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Scesero sottobraccio tenendosi lenti, in una reciproca e completa indifferenza; egli badando solo a farsi strada in mezzo alle maschere; la ragazza annoiata, contrariata, non aspettando nessuna gioia dal ballo, pensando che si troverebbe così bene sola, nel suo lettuccio, dove almeno riposerebbe.

— Saltato o strisciato? — chiese Luminelli, appoggiandole la punta delle dita sul dorso.

— Come vuole.

Fecero mezzo giro, urtati, pestandosi i piedi a vicenda, non arrivando mai a mettersi d’accordo.

— Proviamo a saltare?

— Ma se le ho detto di fare come vuole!

Una compagnia di Pierrot li travolse, serrandoli contro il muro; per poco non caddero. Teresina, a corto di pazienza, sentendosi crescere la nausea e l’irritazione della folla, ritirò la mano dalla spalla del suo ballerino; stava per dirgli: sono stanca.

In quel momento, uno dei quattro veneziani in mantello corto la prese rapidamente per la vita. Luminelli, poco pratico, stordito, credette che ella stessa si fosse sciolta per ballare colla maschera e non avendo nessun motivo di rimpiangerla, stette a vedere, pensando che, tanto, loro due non sarebbero mai andati d’accordo.

Prima che Teresina potesse dire una sola parola, la stretta appassionata del suo rapitore le svelò chi era.