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la riputazione e tante e tante altre cose da far accapponare la pelle; dette tutte con accento sincero, con una indignazione veramente sentita; talché la fanciulla a capo chino, stava come la piú gran colpevole, non osando nemmeno piangere.
Anch’ella era cresciuta in quel pregiudizio di pudore che circonda le donne, per cui tutte si vergognano dell’amore, ammettendolo come astrazione, non mai nella realtà.
Una fanciulla si intenerisce al bacio di Giulietta e di Romeo, perché è lontano, perché è scritto o dipinto; ma non oserebbe confessare che il suo amante l’ha baciata ed è pronta a scandalizzarsi se una loquace amica le confida di avere baciato. Tutto ciò senza ipocrisia, solo per la lotta continua in cui trovasi fra la natura e la società — la società che le dice respingi, la natura che le grida accetta.
Teresina sarebbe morta di vergogna, se qualcuno avesse potuto leggerle nell’anima fino a qual punto amava. Aveva la persuasione di amare troppo, piú assai che non sia permesso dalla religione e dal pudore femminile; era questo un gran peccato di cui si accusava a Dio. Udendo le gravi parole del padre, si trovò perduta senza remissione.
Era come se l’avessero sorpresa nuda; un vituperio, un’onta incancellabile.
Non disse una parola, non si difese, non pregò. Quando il padre volle farle giurare di non pensare