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non sta in me giudicare se ella abbia torto o ragione opponendosi a queste nozze; però inter nos, da amico, me ne congratulo. Quell’Orlandi è uno sbrigliatello; si immischia ora di politica e di giornalismo... cose che non si sa mai dove vanno a finire.
Il signor Caccia si trovò molto lusingato che Monsignore la pensasse come lui sul conto di Orlandi. Colpito così nel suo debole, soffocò in un profondo inchino un rimasuglio di stizza e prese commiato; seguito fin sulla soglia dai complimenti che l’abate gli recitava con voce morbida e insinuante.
Ma una volta fuori, tolta la suggezione, tolto il fascino della superiorità, l’esattore sentì ribollirsi di nuovo il sangue. Mai la sua famiglia era stata occasione di dicerie; mai nel suo alto rispetto del decoro aveva permesso un atto, una parola sola che potessero offrire un lato debole alla maldicenza. Nella sua mente limitata, quasi faro conduttore, brillava un solo ideale: l’onore del nome: ed a questo avrebbe sagrificata ogni altra considerazione.
Ed ora? Per colpa di Teresina, eccolo involto in una rete di ciarle disgustose, umilianti. Che direbbe il paese? Al pensiero di quel che direbbe il paese, il signor Caccia non si contenne piú.
Era ben vero che una ventina d’anni addietro egli non aveva tenuto gran conto dell’opinione