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Durante il giorno non aveva molto tempo da pensare a lei. Nello studio dell'avvocato Sandri il lavoro si succedeva senza interruzione, rallegrato solamente dalle facezie che si scambiavano tra loro i giovani praticanti. Aggruppati in numero di quattro nel vano della finestra, quantunque avessero ognuno i loro posti separati, trovavano una gran distrazione nella vicinanza di due belle ragazze, civettine emerite, che dal loro balcone li tentavano continuamente.
Piú tardi Orlandi, per la sua bella presenza, per la sua disinvoltura, fu scelto, a preferenza dall’avvocato, nelle ambasciate verbali. Si assentava così dallo studio, salutando, ad ogni finestra, un visetto noto.
Entrava in caffè, prendeva un vermouth, leggiucchiava i giornali, udiva lo scandalo recente, la notizia appena arrivata; fiutava il mazzolino di fiori che la padrona teneva sul banco, sussurrandole qualche complimento. In fondo preferiva questa vita leggera e variata, alle abitudini sedentarie dello studio.
Sandri gli mosse qualche osservazione.
Al caffè, Orlandi si trovava spesso coi redattori del Presente. Impegnavano discussioni d’arte e di politica, leggevano le bozze, improvvisavano un articolo sull’angolo del tavolino. Orlandi si pose a scrivere anche lui, per curiosità, per millanteria,