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— Di disobbedirgli?
Il sì, questa volta non venne cosí subito.
— Disobbedirgli veramente... non credo... ma nemmeno rassegnarmi.
— Figlia mia! — gridò la povera donna singhiozzando — non vorrai dare a me e a tuo padre il dolore di maritarti, senza la nostra benedizione!
Teresina la rassicurò, dicendole che non avrebbe fatto cosa che potesse recare disonore o dispiacere alla propria famiglia.
— E allora?
— Aspetterò.
E perché questa parola non avesse da essere fraintesa, soggiunse prontamente:
— Orlandi mi ama ed io ho fede in lui. Fra un anno egli avrà una posizione così brillante che mio padre non potrà piú rifiutarlo per genero.
La signora Soave credeva di sognare. Sua figlia parlava con sicurezza, coll’accento di una volontà irremovibile. La guardava e le sembrava trasfigurata: piú alta, colle linee del volto che avendo perdute le rotondità esuberanti della giovinezza, davano alla fisionomia una espressione caratteristica. Aveva nell'occhio la serietà pensosa delle donne che amano, e il raggio di quelle che si sanno amate. Era nel massimo sviluppo della sua bellezza e della sua forza.
— Che Dio t’ascolti e ti benedica!