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Per qualche istante il signor Caccia non diede alcuna risposta, sembrava pietrificato. In realtà pensava alle frequenti passeggiate d’Orlandi nella via di San Francesco, ad alcune allusioni scherzose udite in caffè, alle distrazioni di Teresina, e, se non avesse avuto un illimitato rispetto di se stesso, si sarebbe dato della bestia per non aver subodorato la faccenda. Ma riguardoso piú che tutto del decoro, si fermò e, accontentandosi di inarcare le ciglia col piú severo de’ suoi sguardi disse:
— Obbligatissimo dell'onore... ma... la sua posizione...
— Non è assicurata, — interruppe il giovane con fuoco — è vero; tuttavia quell’amore che mi fece superare i primi ostacoli, mi aiuterà a vincere gli altri. Solo ch’ella voglia darmi appoggio.
— E quale appoggio?
Orlandi non si era immaginato, preparandosi al colloquio, che questo argomento dovesse riuscire così scabroso. A pensarlo non era stato nulla; sul punto di tradurlo in parole balbettò:
— Quando avessi una piccola somma per l'avviamento...
— Ah! Ed ella conta su di me per questo? Mia figlia non ha dote. Ho quattro ragazze, signore, e se dovessi dare una dote a tutte quattro, non resterebbe altra risorsa a mio figlio che quella di andare a fare il contadino.
L’evocazione di suo figlio inasprì maggiormente