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Un altro passo, in lontananza, li decise; Orlandi, gettandosi il mantello sulla spalla, fradicio d'acqua, strinse ancora una volta le mani della fanciulla e si allontanò.

Teresina, nello staccarsi dalla finestra, dovette reggersi al muro perché barcollava. Aveva le guance, il collo, le braccia bagnate dalla pioggia; eppure ardeva. Trovò il lume semispento, dietro il pilastro. Salì adagino, cauta, ma non piú timorosa, meravigliata ella stessa di sentirsi così forte.

Tutta la casa era tranquilla. Le gemelle dormivano, russando lievemente, colla coperta fin sopra le orecchie.

Teresina cadde in ginocchio nel corsello del letto, colla fronte contro il guanciale, in un’estasi d'amore; con un bisogno immenso di elevare il cuore a Dio, di prenderlo a testimonio delle sue emozioni, di benedirle e di purificarle nello slancio di una preghiera ardentissima. Il cielo, per lei, era il punto di partenza d’ogni cosa bella, ed al cielo mandava i suoi novi desideri, casta, fidente.

Ringraziò Dio come di una grazia ricevuta, come di una felicità insperata. Si sentiva duplicare la vita; un altro essere palpitava in lei, dandole la sensazione strana di due pensieri in un pensiero.

Era amata! Amava!

Si spogliò rapidamente, dimentica di tutto e di tutti; del padre terribile, della sua buona mamma, dell’Ida che fra poche ore sarebbe desta, chiedendo le sue