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Lei, così buona, così timida, che si angosciava sempre ai dolori della mamma; lei che tremava davanti alle terribili sopracciglia inarcate del padre, quel giorno aveva una sola preoccupazione, il timore d’essere scoperta.
L’orologio del campanile, incastonato fra gli alberi di cartone, non aveva mai attirato i suoi sguardi come allora; le quattro braccia del mulino a vento sembravano agitarsi per lei, come braccia di silfi, di gnomi, di deità sconosciute che le additassero orizzonti lontani. Tutta la sua anima era attaccata a quell’orologio.
— Il brodo non ha nessun sapore — disse il signor Caccia.
La signora Soave sospirò, costernata.
— Vi ho detto tante volte di metterci un sedano a bollire. L’avete messo?
— Bisogna domandarlo a Teresina — rispose prontamente una delle gemelle.
— Hai messo il sedano nel brodo, Teresina? L'hai messo?
La voce stridente del signor Caccia dovette ripetere la domanda. Teresina non aveva capito. Alla seconda volta, scossa da quel falsetto imperioso, restò imbambolata come uno che si desti improvvisamente, per sorpresa; avvertendo una sensazione di antipatia per tutte quelle persone che la tormentavano.
Il sedano? Ella non ricordava piú; per quanti