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una delle finestre i ciuffi rigogliosi di basilico. In mezzo ad essi vide spuntare improvvisamente la testa dell’Orlandi.
— Vengo a vedere se mia zia ha terminato di pregare per me... poiché sono sicuro che prega per me.
Teresina, sorridendo per confusione, gliela mostrò inginocchiata sull'orlo del pozzo.
Il giovane s'era arrampicato sull'inferriata esterna della finestra, cacciando avanti la testa, ma invece di guardare sua zia, fissò gli occhi in quelli della fanciulla. Non si erano mirati prima, nella via, quando ne avevano tutto l’agio. I loro occhi si incontrarono là, in quello strano ravvicinamento, divisi da un'inferriata e quasi soli. Teresina, nella penombra calma e pura della cappelletta, come una santa vergine staccata dal muro; egli, ardito, in attitudine aggressiva, col bel volto irradiato nella porpora del tramonto.
La fanciulla distolse gli sguardi, ma a malincuore, lottando contro un fascino prepotente, sentendosi salire dal petto alla gola uno stringimento, come un dolore di ferita.
La signora Letizia si alzò, dopo aver baciata devotamente la balaustra che cingeva il pozzo benedetto; non aveva visto suo nipote, egli era già scomparso. Teresina la seguì sopra pensieri, e quando sul sagrato incontrò Orlandi che usciva dall'orto del curato, arrossì, abbassando gli occhi.