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anni, l'unico maschio, la speranza futura, assorbiva tutta la famiglia.
Quando egli si ritirava nella sua camera a studiare, era un silenzio generale; anche l’Ida doveva frenarsi, perché i due esami che Carlino avrebbe ripetuti in ottobre, erano la piú importante quistione che si agitasse, per il momento, in casa dell'esattore.
Lui, il padre, uomo da poco e presuntuoso, che nascondeva la propria nullità sotto una grand’aria boriosa ed arcigna, ligio alle vecchie consuetudini aristocratiche, tirannuccio volgare, aveva già stabilito, col suo precedente, il dominio assoluto del sesso forte.
Carlino trovava il terreno preparato, nessuna resistenza, nessuna battaglia; vi si adagiava come in un letto.
Era un buon figliuolo, poi. Molte volte entrando nel salotto, dove la madre e la sorella cucivano, sepolte sotto una montagna di cenci, saltava al collo di entrambe, e prendendo Teresina per la vita, la trascinava sotto il portico, suffolando un valzer.
E Teresina tutta rossa, scapigliata, gridava: — Basta! basta! — cogli occhi che le lucevano, con un formicolìo per tutto il corpo.
Un giorno le disse:
— Sorellina, oggi vado a mangiare i cocomeri.
— Oggi, quando?