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fors’anche era mancata l'occasione di incominciare: ma quando nelle ore di riposo, durante i sonni o le assenze dell’Ida, le due donne sedevano accanto alla eterna finestra, il loro silenzio aveva una voce.
Dopo il ritorno di Carlino, un soffio di vita nuova correva nella casa, ma correva senza diffondersi e senza partecipare agli altri la propria vita. Talvolta era una canzone che si sentiva cantare a squarciagola, lassù nell'ampia camera soleggiata; tal'altra erano i passi affrettati e il ridere sommesso di due o tre amici che venivano a trovare il liceale, i quali passando davanti al salotto aperto, salutavano le signore a scappa e fuggi, impacciati e timidi.
La canna d'India di Carlino, il sigaro di Carlino, le ghette bianche che Carlino portava imitando gli eleganti di Parma, si trovavano in ogni luogo; e poi Carlino andava a caccia; il suo fucile, ritto nell'angolo della cucina, era cagione di continui terrori per la signora Soave; così come le casacche scucite, le calze inzaccherate e le pezzuole fatte in due, davano pensieri e lavoro a Teresina.
Insensibilmente quel giovanottino di diciotto