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Ma il fratello, l'amico invocato, non la comprendeva. Le loro vite si svolgevano in senso opposto; avevano un concetto differente dell’esistenza e bisogni e idee differenti. E poi Teresina anelava, inconsciamente, all'intimità dell'uomo. La freddezza di Carlino la feriva in una fibra che, per essere inavvertita, non era meno potente. Ella soffriva accanto a quel giovane robusto e felice, a quel giovane pago, a cui i privilegi del suo sesso aprivano tutte le porte. Non ragionava così la fanciulla, ma aveva l’intuizione di una profonda ingiustizia, mentre l’istinto della donna la spingeva ciecamente verso il suo signore e padrone.
Una vocetta, fuori dell'uscio, chiamò ripetutamente Teresina.
Ella balzò in piedi, corse fuori, e rientrò nella camera tenendo in braccio un amorino di quattro anni, l'Ida, che prometteva già di essere la bellezza della famiglia.
E la stringeva, e la baciava con un ardore che, represso fino allora, scoppiava in piccoli gridi esultanti; strano contrasto alla mestizia dell'occhio, in fondo al quale c'era come un velo di lagrime.
La piccina era scappata dal letto, in camicia, coi capelli sciolti a riccioli sulle spallucce nude, sfuggendo senza un terrore al mondo, al vocione del signor Caccia che la richiamava.
Ed ora s'acchetava nelle braccia della sorella,