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sensazione confusa di rabbia, che le fece sbattere quasi dispettosamente la fotografia sui ginocchi del fratello. Cadde a terra, egli la raccolse lisciandola colla manica, e tornò a guardarla.
— Bella!
— È antipatica.
— Ma no... tutt'altro. Si direbbe che sei invidiosa.
— Io?...
Non fu capace di rispondere altro. Si sentiva avvilita, malcontenta che Carlino potesse sospettarla invidiosa di una donna piú bella di lei; malcontenta del malcontento che provava e con la percezione improvvisa di un isolamento, come di una barriera posta fra lei e il mondo; una specie di quarantena sanitaria, per cui gli echi della vita le giungevano in ritardo, rovistati, sfrondati, monchi.
E sprofondò le mani nella valigia, febbrilmente colla speranza di incontrare altre rivelazioni, con una curiosità a cui si mesceva una leggera punta di dolore.
Trovò una fettuccia di raso rosso, in mezzo alla quale era appuntato un cagnolino di carta argentata.