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— Se ne va?
— Sì. È l’ora che tornano a casa i monelli dalla scuola. Se non mi trovano presente, succede un diavolìo; io, lo sai, ho un sistema spiccio per farli star cheti... Ci vorrebbe per l’Ida, che, sia detto intanto che babbo e mamma non sentono, è un vero folletto in carne ed ossa. Ieri ha picchiato la mia Estella come fosse un tamburo, ma se la trovo io... E cosí piccina! Quando poi sarà grande...
— Non so proprio cos'abbia quella bambina nella pelle, — disse Teresa — la mamma se ne dispera, creda... ma, povera mamma, non ha piú salute; tocca a me a ridurla meglio che posso... e non ci arrivo; babbo la protegge sempre.
— Sì, sì, hai la tua bella croce. E le gemelle, eh? quelle mutrione... pelano la gallina senza farla gridare, tutt’e due d'accordo, che quel che dice l’una dice l’altra; sono due corpi in un’anima sola.
S’erano avviate nell’andito; si fermarono ancora un momento prima di aprire la porta.
— Fai la mamma innanzi tempo, tu... Cara Teresina, vero come c’è Dio, se non ti voglio un bene di sorella! Magari la mia Giulia e la Bice e l'Estella e la Norina ti assomigliassero; sarei una madre fortunata.
Si intenerirono entrambe, tenendosi per la mano, ciondolando, senza riuscire a staccarsi.
La pretora, che aveva la faccia voltata verso il giardino, esclamò: