Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 111 — |
glia, né una festuca; dalle fessure della tenda non entrava un filo d'aria. L’afa d'agosto gravitava, come piombo fuso, con una caldura opprimente che toglieva il respiro. Nella cucina ronzavano, instancabili, quasi feroci, alcune mosche, e le due donne le cacciavano con un movimento automatico della mano, prese entrambe da una specie di torpore, in quell'atmosfera chiusa, dove evaporava l’odore umido e molle della pasta.
Bruscamente Teresa chiese, strizzando l'occhio:
— È poi vero?...
L’altra comprese a volo.
— E che vero! È andato stamattina a fare la domanda formale; l'ho saputo dal cancelliere che è amico intimo di Luzzi.
Una lieve ombra attraversò gli occhi di Teresina.
— Che cosa vuol dire i denari, eh? perché nessuno mi farà credere che Luzzi la sposi per la sua bella faccia! quando mai, senza andare a cercar lontano, una faccia un po’ piú simpatica...
Teresina interruppe in fretta, divorando le parole:
— Si diceva che l'avrebbe sposata il Prefetto.