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colla soddisfazione che ispira un lavoro riuscito bene.

A questo punto, sulla soglia della cucina, comparve la pretora.

— Sei sola?

Teresina amava quella donna loquace, che aveva pratica del mondo, e che sembrava comprendere così bene le aspirazioni di una fanciulla. Le andò incontro sorridendo.

— Sì, sono sola. La mamma è di sopra... ha l’emicrania. L’Ida, combinazione, è uscita col babbo... Dio sa quanto lo fa ammattire!

— Oh! non troppo. Tuo padre ha per questa bambina una predilezione; ne sopporta tutti i capricci... e non è dir poco, davvero. Ma continua, sai? Non far complimenti.

— No, veda, ho terminato; ora la lascio asciugare prima di tagliarla.

Fece atto d’avviarsi in sala, ma la pretora sedette lesta sopra uno sgabelletto di paglia, dicendo:

— Restiamo qui.

Tacquero un momento, intanto che Teresina si lavava le mani e le braccia in una catinella di rame; e poi venne anche lei a sedersi accanto alla pretora, tirando giù le maniche lentamente, facendosi vento col grembiale.

— Che caldo, nevvero?

Teresina accennò di sì, col capo.

Non dondolava un nastro, non tremava una fo-