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Teresina in piedi davanti ad una lunga asse collocata sulla tavola, colle maniche rimboccate e un grembiale bianco posto ben alto sulla vita, aveva formato un mucchio di farina, che arrotondava colle mani, girandovi attorno, quasi accarezzandola.

Quando la farina le parve a punto, le fece in mezzo, coi due pugni, una buca, vi versò un cucchiaio d'acqua, vi ruppe due uova, e vi spruzzò un pizzico di sale; poi colmò la buca sollevando la farina dalla base, accarezzando sempre quella montagna fragile che andava consolidandosi sotto le sue mani.

Via via che la pasta acquistava in durezza, Teresina doveva metterci di forza. Aveva incominciato lentamente, colle braccia molli, un po’ distratta; ma la resistenza la istigava. Rialzate meglio le maniche, puntò le braccia con energia, accompagnando ogni pressione con un movimento di tutto il corpo, tenendo la bocca stretta e la fronte aggrottata.

Ogni membro della fanciulla si gonfiava nella tensione; le vene delle braccia e del collo apparivano brune alla superficie della pelle; il petto si alzava e si abbassava, lottando col busto; i fianchi spuntavano, colle loro curve giovanili, la succinta gonnella di rigatino bianco e azzurro. Una robustezza fiorente e giuliva le correva in tutta la persona; il suo sangue si scaldava piacevolmente nel