Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 103 — |
anno fa egli l’ha... — pausa — e dovette sborsare una bella somma.
— Sì?
— Per il figlio.
Teresina ascoltava, ritta, immobile. Non poteva vedere la modista, che le stava a tergo, ma aveva davanti don Giovanni nella sua sibaritica indifferenza, grasso, florido; già invaso dal torpore che aspetta, sulla quarantina, gli uomini che hanno goduto largamente la vita. Quella gran pace, dopo ciò che aveva udito, la turbava; era segretamente irritata da un mistero che le sfuggiva continuamente.
Un momento ancora, e la sua attenzione era tutta quanta assorbita dallo spettacolo. Non batteva ciglia, non fiatava; appena un personaggio apriva la bocca, ell’era tutt’orecchi, appena uno si muoveva, i suoi occhi lo seguivano attentamente. Calato il sipario, si voltò di botto verso la pretora.
— E Gilda?
— Gilda verrà or ora, al secondo atto.
— Mi pare cattivo quel buffone.
— No, non è cattivo; vedrai in seguito.
— E il duca?
— Ah! il duca... vedrai, vedrai.
Gilda apparve, vestita di bianco, bruttina, ma abbastanza giovane, e con un’aria modesta che piacque subito a Teresa. Cantò bene, con senti-