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comparsa in società, la assicurò che non era più novizia. Si sentiva infatti una certa baldanza sicura. Ma fu tutt’altra cosa quando, affacciatasi al palchetto, vide in giro una triplice fila di lumi, e giù abbasso tutte quelle teste, e su in alto tante altre teste ancora. Le sembrava che tutti la guardassero.

— Ebbene, Teresina, somigli a una statua. Di’ su qualche cosa.

La cognata osservò che era meglio lasciarla rinvenire a poco a poco, finchè si fosse avvezza all’ambiente. Allora le due signore presero a discorrere tra loro, nel fondo del palco. Teresina, davanti, appoggiata al parapetto, guardava la folla, riconoscendo qua e là volti noti.

Ecco in seconda fila le tre sorelle Portalupi, vestite di color canerino, con tre ventagli canerini. Nel palco accanto il sottoprefetto, elegantissimo, distinto, con un paio di polsini che luccicavano come fossero di porcellana, colla sua bella barba da meridionale, divisa in mezzo, e gli occhi miopi impertinenti, che osservavano dappresso le signore.

Tutta la famiglia Arese, le donne in abito di velluto, coi brillanti; gli uomini gravi, compassati, con un po’ di noia dipinta sul volto.

La moglie del sindaco, in abito nero, lo stesso che metteva per andare a messa; venuta per compiacenza, senza intender nulla, sperando che lo spettacolo finisca presto.