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fatta e, se volevano maritarla, bisognava pure che si facesse vedere.

Il signor Caccia, brontolando, acconsentì. Sorsero ancora alcune piccole difficoltà riguardo all’acconciatura. La signora Soave disse che Teresina non aveva un abito adatto; ma anche qui la moglie del pretore tagliò il nodo, assicurando che una ragazza, quando è pettinata bene, con un paio di guanti freschi e con un fiore, può andare dappertutto.

Finchè la questione pendeva, Teresina stava come sulle spine; ma quando alla fine ogni intoppo fu levato, ed ebbe la certezza del divertimento che l’aspettava, lasciò libero campo alla gioia.

Abbracciò sua madre, abbracciò la pretora; fece le scale tre o quattro volte, di corsa, senza alcun bisogno; andò alla finestra, aperse cassetti, incominciò un lavoro, lo smise.

— Quella ragazza si monta la testa, — sentenziò il signor Caccia — guai a incominciare.

— Ma è la sua età, Prospero, siamo stati giovani anche noi!

La signora Soave guardò partire sua figlia, intenerita come quando era partita per Marcaria, seguendola coll’occhio umido, pieno di tenerezza e di speranza.

La pretora, che era una donna molto disinvolta, raccomandò a Teresa un contegno spigliato; e la fanciulla, memore di aver già fatta la sua prima