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sato lungamente, da ragazzo, alla possibilità di trovare qualche cosa di simile per immortalarsi.

Passando davanti alla farmacia ricordò le sue scappate, le sue ingegnose gherminelle per avere un po’ di zucchero d’orzo. E tutte le vie, tutti gli alberi, ogni sasso, ogni voltata di sentiero gli poneva davanti un giorno, un’ora, un minuto della sua infanzia.

Ritornando, trovò Corinna sulla porta di casa intenta ad arringare due contadini, i quali la stavano ad ascoltare mogi mogi.

— Siete voi qualche cosa più delle galline, dei gatti, dei cani? o non siete forse eguali? eh? Io vi dico invece che siete inferiori, ma molto inferiori a tutti gli animali ai quali date calci ed ossi da rodere. Se i frati predicassero alle galline che rubare è peccato, esse non piangerebbero e non si picchierebbero il petto, ma continuerebbero tranquillamente a beccare tutto quello che trovano a loro portata. Eccole ragionevoli e coerenti, come i