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— Non c’è nessuna corsa fino alle sette, puoi fermarti.

— Ho un affare in paese.

— Vuoi pranzare con me?

— Sono indisposto, non pranzo.

Anche Stefano si alzò. In piedi tutti e due provarono un momento di imbarazzo che poteva sembrare identico, quantunque avesse cause diametralmente opposte.

— Sicchè addio.

Il volto pallido di Stefano, così grave, così mesto, così nobilmente e dignitosamente addolorato, doveva restare impresso per molto tempo nell’animo di Senio. Egli sentiva fin d’allora che sfuggendo a un dolore, portava con sè il germe di un’altra sofferenza; ma lungi dal ritrarne coraggio per il presente, quel futuro malessere gli intorbidiva la schietta espansione dell’amicizia.

— Mi scriverai?... — mormorò debolmente.

— Sì, sì — disse Stefano a fior di labbro.