Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 43 — |
— Non c’è nessuna corsa fino alle sette, puoi fermarti.
— Ho un affare in paese.
— Vuoi pranzare con me?
— Sono indisposto, non pranzo.
Anche Stefano si alzò. In piedi tutti e due provarono un momento di imbarazzo che poteva sembrare identico, quantunque avesse cause diametralmente opposte.
— Sicchè addio.
Il volto pallido di Stefano, così grave, così mesto, così nobilmente e dignitosamente addolorato, doveva restare impresso per molto tempo nell’animo di Senio. Egli sentiva fin d’allora che sfuggendo a un dolore, portava con sè il germe di un’altra sofferenza; ma lungi dal ritrarne coraggio per il presente, quel futuro malessere gli intorbidiva la schietta espansione dell’amicizia.
— Mi scriverai?... — mormorò debolmente.
— Sì, sì — disse Stefano a fior di labbro.