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Senio prese in mano il piccolo ditale, lo guardò minutamente, voltandolo da ogni parte, facendosi sempre più pensieroso. Lo aveva appena collocato al suo posto quando tornò Stefano.

— E così? — gli domandò Senio — il tuo ammalato?

— Sta meglio.

Senio osservò, che, pur cercando di padroneggiarsi, il suo povero amico soffriva più in quella stanza che altrove.

— Torniamo nel tuo studio?

— No, tu hai freddo... In questi paesi non si è abituati al rigore delle stagioni, e quando capita, nessuno vi è preparato. Scusami... non ho più testa per nulla...

La tristezza dell’abbandono circondava Stefano da ogni lato, usciva dai muri stessi della casa; sembrava essere quella, quella sola che formasse l'ambiente così gelido e inospitale. Per fortuna, la servetta venne ad accendere