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Ma io mi trovo invece dinanzi a un caso complesso, dinanzi a un libro di una delle più conosciute nostre scrittrici, ma che si presenta con una pubblicazione di un genere a cui mai prima si era dedicata; è una provetta scrittrice che tenta una nuova forma.

Neera, autrice di romanzi letti avidamente, apprezzati e ristampati in parecchie edizioni, per cui la critica unanime ebbe sempre parole di lode, ora ci offre un piccolo volume nel quale sono contenute molte osservazioni, molti consigli e molti sani principii, una specie di galateo filosofico, un vade mecum della vita.

Questo libro Neera ha dedicato a suo figlio Adolfo ed ella lo scrisse per insegnargli a pensare. Vi è dessa riuscita? Ecco quanto deve saper dire la critica attenendosi scrupolosamente alesarne di questo libretto, senza punto ricordare gli allori precedentemente acquistati dalla scrittrice in altri campi, con pubblicazioni d’altro genere che niente hanno a che fare con la presente.

Neera scrisse il suo libro per insegnare a suo figlio a pensare, ma avrebbe benissimo potuto dire: per insegnargli a vivere. Non è solamente l’educazione del pensiero che mi pare siasi proposto l’autrice, ma bensì tutta un’educazione morale dell’individuo, la formazione di un carattere ideale quale si vorrebbe da ogni saggia persona, ma quale invece non è possibile trovare su questa terra. Sono gli ideali di tutte le mamme che hanno dei bimbi