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poltrona del salotto, tanto per riposarsi, quanto per persuadere a sè stessa che tutto ciò che le accadeva dal giorno innanzi era pura e semplice verità.


Ernesta! — chiamava Senio cinquanta volte al giorno. E cinquanta volte ella rispondeva premurosa, attenta, girando attorno al letto, con la sua leggerezza morbida di persona un po’ grassa e viva, sana, attivissima. Aveva adottate per la circostanza un paio di scarpe che non facevano alcun rumore; andando, tornando, girando chiavi, aprendo usci, non si lasciava mai sfuggire un movimento brusco; ogni atto in lei era vellutato, smorzato quasi. Sembrava a Senio, ne’ momenti più lieti, di veder girellare per la casa una quaglia domestica o una piccola gatta; un animaluccio grazioso ed inoffensivo, che a volte gli procurava un senso quasi di tenerezza. Ernesta si mostrava senza volontà; non solo