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già si concertavano pubblici rendimenti di grazia.

Stefano, commosso, raggiava di una mite, profonda soddisfazione; non esaltato, sentendo anzi nella sua grandezza l'obbligo della calma, rispondeva a tutti una parola, una stretta di mano, un sorriso; ma quando volle ringraziare Senio, questi si sentì quasi ferito. Per quanto nella sua arringa fosse stato eloquente, egli doveva pur riconoscere che il grido della folla, l'anima del popolo, erano stati più eloquenti e più sublimi ancora. La sua intelligenza non aveva aggiunto nulla alla voce potente del cuore, la sua forza di uomo superiore cedeva dinanzi a quella forza ignota che veniva dal sentimento.

E nel tripudio del trionfo, in mezzo ai brindisi ed alle ovazioni, tra le più fervide profferte di simpatia, sempre lo seguì un malcontento intimo, una percezione crescente della sua solitudine, della sua parte mancata nel mondo.