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Lungamente vegliò quella notte sul davanzale della finestra, rivolto verso il cimitero, dove sua sorella passava la prima notte dell’eternità. Nessuno parlava: non era il vento, non erano le ombre, niente di fantastico e di esaltato; tuttavia Senio aveva la percezione, se non di una persona, di una coscienza e di una volontà accanto alla sua. Egli sentiva distintamente quel che diceva l’altro Io, l’ignoto fratello, il complice e il giudice insieme. Erano consigli severi, alti insegnamenti, ai quali si mesceva con tutta la violenza delle recenti impressioni la morte serena di Corinna e le sue ultime parole: — Ho finito. — Poteva egli dire altrettanto? Quando lo direbbe?
Una tenerezza sentimentale, come gli capitava qualche volta, ma di breve durata, gli strinse il cuore. Avrebbe voluto rompere il parapetto della finestra, attraversare i campi, entrare nel cimitero e contendere alle zolle ancora smosse la santa preda. Gli sembrava