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ricordo di una sera lontana, un dolce plenilunio di marzo durante il quale avea fantasticato a lungo sulla sua giovine amica e con un movimento di tenerezza irriflessiva le strinse la mano. Dina non mostrò di accorgersene. Lasciò per un minuto la sua mano in quella di Senio e poi la ritirò tranquillamente, senza guardarlo, mentre un lieve rossore le coloriva il collo e un palpito impercettibile le sollevava sul petto le piegoline del grembiule nero.
Poveretta! pensava Senio, quale sarebbe il suo avvenire? Una tristezza amara si mesceva alla sua contemplazione. Perchè non aveva egli il coraggio di renderla felice?
Con un lievissimo sforzo della fantasia se la immaginava nel passaggio da fanciulla a donna, più bella, più sicura di sè e più lieta; la vedeva continuare attorno a lui l’opera sollecita e amorosa di Corinna, e pensando alle carezze ch’ella gli avrebbe prodigate arrestava lo sguardo sulle manine diafane