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tano si rinnovavano a lui i terrori di Macbeth in presenza dello spettro. La voce angosciosa di donna Clara, i suoi occhi pieni di lagrime gli stavano davanti continuamente, lento e persistente supplizio. Gioventù, salute, danaro, tutto gli pareva che avrebbe dato con esultanza per levarsi quel cruccio dell'anima.
Successe poi un fenomeno singolare. Quando fu ben sicuro che donna Clara non si sarebbe fatta più viva, quando il tempo e il silenzio ebbero posto come un deserto fra loro due, non se ne potè capacitare. Sentì una specie di vuoto e di freddo, come di tomba scoperchiata, di mausoleo deserto. Era dunque stato un sogno? Non restava più nulla? Nulla. Le lettere rese, il ritratto reso, dimenticate le dolcezze e i deliri. Nulla, nulla rimaneva. E come prima l'aveva accusata di aver ceduto troppo presto all’amore, ora l’accusò di soverchia prontezza nella rassegnazione. Fu un pe-