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gliava neppure. La gran massa infuocata passava sopra una strada di ghiaccio, fra due pareti di ghiaccio, sotto un cielo da cui la neve cadeva fitta fitta, picchiettando l’aria di puntine gelate. Dalla campagna deserta nessun grido rispondeva al sibilo della locomotiva; sui fianchi della montagna i sentieri divenuti impraticabili, erano visibili appena come cicatrici di antiche ferite; la Scrivia, precipitando fra i nudi sassi, faceva echeggiare nel silenzio della valle il suo muggito di belva eccitata.
In conseguenza di un uragano scatenatosi il giorno prima, la ridente catena dei Giovi si era trasformata in un paesaggio nordico di austera bellezza. L’azzurro, il verde, il roseo dei fabbricati, questi tre colori che danno la nota festosa alla regione ligure, erano scomparsi sotto una strato uniforme di bianco: le case tutte chiuse, le stazioni spopolate, come accade ne’ paesi non avvezzi a un improvviso rigore di clima, contribuivano ad accrescere