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tere qualcuno in quel momento gli sembrava la maggiore delle voluttà.
Per sfuggire il pensiero tormentoso, che lo umiliava nel suo amor proprio, si rituffò nelle idee politiche che l'amico gli aveva suggerite, e qualche ora dopo al Circolo attaccò gli avversari con un ardore straordinario, parlando due ore di seguito, irruente, battagliero, picchiando sulla tavola certi pugni che sembravano destinati ad atterrare un bue. Quando tornò a casa aveva i nervi calmi. Trovò sulla scrivania una lettera della signora Aldobrandi.
«Le scrivo da Andermatt, dove il mio medico mi ha cacciata a viva forza pretendendo che se rimanevo ancora un giorno in città, con questo caldo, mi sarei ammalata. Non so fino a qual punto devo credere al mio medico; credo intanto alla delizia di questi paesi ed all'aria vivificante che mi penetra nei polmoni e nell’anima, dandomi un vigore di spirito e