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sul tavolino, Senio fu irresistibilmente trascinato a prenderle in mano, ad aprirle, a chiuderle rapidamente, sotto gli sguardi di lei che non lo abbandonavano, pur discorrendo con Stefano; ed erano sguardi aperti e chiari che sorridevano; sguardi lunghi che attiravano; una specie di mare cangiante, limpido e profondo dove egli si sarebbe annegato volentieri, dove annegava già in una specie di abbandono oblioso.

Stefano guardò l’orologio e diede un balzo:

— Siamo stati qui due ore!

Senio ripetè:

— Due ore!

La signora sorrise.

Accompagnandoli fino al cancello, donna Clara raccomandò al dottore di farsi vedere spesso.

— Quanto a lei — soggiunse rivolgendosi a Senio — poiché parte domani, a rivederci in città.