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Un morto. 87


Ella diceva: l’amore è il wermouth che gli stomachi deboli prendono prima del pranzo; una volta seduti a tavola non si prende più wermouth.

Ma che cosa intendeva per tavola? E perchè voleva escluderne l’amore, che per quanto io mi sforzi a confrontare coi migliori prodotti dei fratelli Cora di Torino, non arrivo proprio a trovare simile nè somigliante.

Basta, anche le persone d’ingegno hanno talvolta degli apprezzamenti sbagliati, e Sofia era veramente, per meriti e per educazione, una donna distinta.

È niente affatto improbabile che la parte larghissima ch’ella concedeva nelle sue occupazioni alle arti, alle lettere, ed a certi studî amabili e positivi, come la storia, la botanica, ecc., le togliessero un po’ di quell’ozio della mente, che è così fervido infiammatore di cuori.

Sofia, nella sua corazza di raso (perchè era molto elegante e vestiva all’ultima moda), si trovava così sicura e intangibile come il Duilio nella sua corazza di ferro.

Ella me lo ripetè ancora, fermamente, accompagnandomi fuori del salotto e mentre io la baciavo in fronte promettendole di tornare presto.

Viene poi a trovarti il signor Emanuele? le domandai una sera mentre sedute tutte e due accanto al primo fuoco d’autunno facevamo delle calze americane per i bimbi!

— Sì, viene;

Lì per lì non trovai altro da soggiungere, ma un po’ dopo le chiesi:

— Quanti punti hai messi tu?