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66 Novelle gaje


M’era venuto un coraggio da leone. L’aleatico momentaneamente smarrito in chi sa quale latebra ignobile del mio organismo, riprendeva il suo corso generoso avvivando il sangue delle arterie; esclamai:

— Comunque sia, viva il romanzo!

— A proposito, hai uno zolfanello? Volevo gridare viva lo sigaro! — disse Oreste.

— Non ne ho.

— Allora, morte al sigaro. Cantiamo:

Era notte e non ci si vedea
Perchè Marfisa avea spento il lume...

Pliff!

— Ohèe! sono entrato nell’acqua fino a metà gamba.

Dopo questa esclamazione d’Oreste, io, prudentemente, mi fermo. Egli bestemmia.

— Niente lume e niente zolfanelli. Non ci si vede un corno!

— Ma dove sei cascato?

Non risponde subito, si orizzonta a quel che pare, poi dice tranquillo e molto soddisfatto, come un professore di storia naturale che è riuscito a classificare un centopiedi:

— È una diramazione capricciosa e imprevista della Versa; un vivaio forse dove le streghe tengono in fresco i loro rannocchietti, ma se vuoi credermi, è meglio pigliare questa via così miracolosamente indicataci dalla Provvidenza. Ho in mente che il sentiero è bugiardo e che a seguirlo ci condurrebbe fuori di strada.

— Di che via intendi parlare? — domandai ve-