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Divina gioventù. 63


pelli e il bavero del vestito, mi cagionò una specie di brivido.

— Tu hai paura? — disse Oreste.

— No!

— Sì!

— Ti dico di no!

Avevo alzato tanto la voce che le ultime sillabe si ripercossero in un’eco lontana.

Gridai ancora:

— No!

E tesi l’orecchia.

Un suono vago, indistinto, troppo prolungato per essere l’eco di quel monosillabo, svegliò la mia attenzione.

— Odi?

— Che cosa?

— Sta attento.

Ci fermammo sui due piedi.

Pareva un arpeggio di corde celesti, un concerto invisibile e come perduto in mezzo a profondità misteriose.

— Sai? — disse Oreste con un’aria che aveva qualche cosa di strano in quella notte stranissima — sono voci dalla collina.

Ebbene, perchè dovrei vergognarmene ora?

Io vi confesso, cara amica, che quel tal brivido fra i capelli e il bavero tornò ancora a molestarmi... e non credo fosse tutto freddo!

Oreste invece raggiava. Le sue spalle di giovane atleta si rizzavano superbe, le sue narici dilatate fiutavano il vento.